domenica 23 ottobre 2022

Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco vol.1

Sceneggiatura: Rodolfo Cimino
Disegni: Giorgio Cavazzano
Copertina: Ivan Bigarella, Mario Perrotta
Editore: Panini Comics
Collana: Le serie imperdibili
Contributi: Rodolfo Cimino, Giorgio Cavazzano, Vito Stabile, Francesco Stajano.
Data di uscita: Settembre 2022
N° Pagine: 176
Prezzo: € 11,50 

Riproposta in edicola in volumi cartonati dall’editore modenese Panini Comics nella collana “Le serie imperdibili”, “Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco” è una serie di avventure disneyane scritta quasi interamente da Rodolfo Cimino, e disegnata da vari autori.
Tutte le storie, antiche fiabe di frontiera narrate da Elvira Coot al parentado nel corso di suggestive serate familiari, hanno in comune un prologo ed un epilogo dove si vedono Paperino, Paperone, Paperina e Qui Quo Qua in viaggio presso la fattoria di Nonna Papera per trascorrere un fine settimana con lei e ascoltare uno dei sui “celebri racconti”.
Un’altra caratteristica comune è il tratto romantico delle vicende che sono sempre divise in due parti, corrispondenti ai giorni trascorsi dalla famiglia dei paperi in campagna.
In questa prima uscita, sono stati pubblicati “Il bel cavaliere e la regina del lago perduto”, “Ombretta e l’angolo dei Salici” e “Martin il marinaio e le perle nere del Pacifico”, i primi tre episodi del ciclo interpretati graficamente da Giorgio Cavazzano.
Le trame, da cui emerge il lato più poetico di Cimino, sono ricche di emozioni, personaggi indimenticabili e sentimenti contrastanti, si parla infatti di amori tormentati, unioni impossibili e antagonisti malvagi, e il lieto fine, caso raro nei fumetti di casa disney, non sempre è assicurato.
I disegni di Cavazzano hanno uno stile essenziale, nervoso e moderatamente grottesco.
Il segno è estremamente dinamico, con tratti netti, personaggi slanciati, espressioni facciali estreme e vignette di grande impatto.
Danno poi valore aggiunto a questo libro, caratterizzato da una bella copertina di Ivan Bigarella e Mario Perrotta, un soggetto inedito del grande sceneggiatore veneziano e i ricordi di Giorgio Cavazzano e Vito Stabile, a cui si aggiunge un contributo speciale di Francesco Stajano.
Alla luce di quanto scritto si può quindi affermare, senza paura di smentite, che questo primo volume di “Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco” sia un acquisto obbligato sia per giovani lettori alla scoperta delle saghe del passato, che per vecchi appassionati che si troveranno di fronte le storie che conoscono con contributi di studiosi della nona arte e ricordi di autori che vi hanno collaborato.

mercoledì 1 settembre 2021

Fracchia la belva umana

Visto che nel 2021 compie qurant'anni e che ho un debole per Lino Banfi che in questo lungometraggio interpreta il commissario Auricchio, uno dei protagonisti della storia, nella nota sottostante voglio parlare di uno dei film comici più divertenti della storia del cinema italiano.


Fracchia la belva umana, capolavoro della commedia all’italiana anni ‘80, è un film esilarante e divertente, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 1981, con delle trovate originali e un susseguirsi di situazioni comiche e in alcuni casi satiriche.
Diretta da Neri Parenti, la pellicola presenta un cast che comprende i più famosi interpreti in voga in quel periodo.
Troviamo infatti Paolo Villaggio nel ruolo di Fracchia e della Belva suo sosia, Anna Mazzamauro nel ruolo della signorina Corvino, Gianni Agus che interpreta il titolare dell’azienda in cui lavora Fracchia e Lino Banfi che fa la parte del commissario di polizia.
Sono presenti anche Massimo Boldi e Francesco Salvi tutti e due giovanissimi e alle loro prime apparizioni che interpretano i componenti della banda della Belva e Gigi Reder, più noto per aver prestato il volto al Ragionier Filini, che in questo lungometraggio appare in piccole scene dove è la madre della Belva.
Tema centrale del film è lo scambio di persona, favorito dalla perfetta somiglianza, tra Fracchia, normale e pauroso impiegatuccio in una fabbrica dolciaria e uomo costantemente frustrato e umiliato nella vita e sul lavoro, e la belva umana, spaventoso pluriomicida ricercato da tutte le polizie del mondo per i suoi numerosi crimini.
Al povero Fracchia dopo numerosi arresti, fra cui quello passato alla storia del cinema che avviene nel corso di una cena con la signorina Corvino collega di lavoro di cui Fracchia è segretamente innamorato interpretata magistralmente da Anna Mazzamauro, viene infine concesso un lasciapassare che gli dovrebbe permettere di evitare lo scambio con la Belva.
Quest’ultimo, però, sfrutta a suo favore la situazione sottraendo con la forza il lasciapassare a Fracchia ed agendo così indisturbato.
Nella necessità, però, si fa sostituire da Fracchia.
Nascono, così, numerose situazioni comiche, come quelle tra la madre della Belva e Fracchia e la scena in cui quest’ultimo è costretto a fare una rapina al posto della Belva trovandosi però totalmente impreparato.
Il film si conclude con un tentativo della polizia di arrestare il criminale tramite un piano che prevede anche la collaborazione di Fracchia.
Lo scambio di persona, però, continua e, alla fine, vengono uccisi entrambi.
In paradiso però, Fracchia scoprirà che il prezioso lasciapassare è rimasto in possesso della Belva.
Così per il malvagio criminale c’è il paradiso mentre per l’eterna vittima Fracchia, scambiato per la Belva, c’è l’inferno.
Il punto di forza di quest'opera, la cui trama ruota intorno al protagonista in cui lo spettatore, per forza di cose, si riconosce, è l’autoironia, il prendere in giro l’uomo, le sue infelicità e i suoiproblemi.
Quella di Fracchia infatti è una vita sciatta: ha un lavoro che non lo appaga e una relazione con una donna brutta e che non dà frutti.
L’unica critica che possiamo fare sta nel finale, davvero banale, pesante e noioso, che rovina un film altrimenti eccellente.

martedì 2 febbraio 2021

La vera storia dell'avvelenata


Francesco Guccini
Raccontare la storia de L’Avvelenata è importante, non solo perché riguarda una delle canzoni italiane più belle di sempre, ma anche perché ci dice molto sul mondo della musica.
È  uno sfogo, un grido di insofferenza.
Guccini, in realtà, non voleva neanche includerla in un album ma limitarsi a suonarla dal vivo.
Nel 1974 ed esce Stanze di Vita Quotidiana.
Recensendo il disco nel 1975 sulla rivista Gong, un giovanissimo Riccardo Bertoncelli, stronca Guccini scrivendo che “se ne esce fuori con un disco all'anno, ma si vede che ormai non ha più niente da dire”.
La reazione è durissima.
Qualche mese dopo l’uscita dell'articolo, Bertoncelli viene a sapere che Guccini ha scritto una canzone su di lui.
Non solo: in un’intervista su Muzak, viene definito dal cantautore “uno che non capisce niente, uno di quelli che scrive ancora Amerika con la kappa”.
È a quel punto che Bertoncelli, spinto soprattutto dalla curiosità, decide di incontrare l’artista.
Guccini lo invita nella sua casa di Via Paolo Fabbri 43 e i due, finalmente, fanno conoscenza.
Con somma sorpresa di entrambi, scoprono di piacersi e di avere interessi in comune.
Ma il nodo deve venire al pettine.
Così, dopo i convenevoli, Guccini suona dal vivo L’Avvelenata a Bertoncelli, spiegandogli di averla scritta di getto, in treno, in reazione a quella recensione.
Quel pezzo era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso di un periodo complicato, teso, in cui Guccini da “personaggio pubblico”, si sentiva trasformato in “prigioniero pubblico”. 
Dopo aver suonato L’Avvelenata, Guccini si propone di togliere il nome di Bertoncelli, ma il critico si rifiuta categoricamente, dicendo che ormai, dopo essersi conosciuti, quell’omissis non avrebbe avuto più senso.
In ogni caso, il cantante lo rassicurò che quella canzone non sarebbe mai finita su un disco.
La storia ci insegna che andò diversamente e che L’Avvelenata divenne il pezzo di punta di Via Paolo Fabbri 43.
La formazione è quella di tutte le altre composizioni dell’album, con Ellade Bandini alla batteria (quella cassa ovattata e leggera che dà al pezzo un ritmo andante e timidamente carico), Ares Tavolazzi al basso e lo stesso Guccini alla chitarra acustica.
Gli arrangiamenti, come recita il retro di copertina del 33 giri, sono “condotti da Pier Farri su idee musicali di F. Ceccarelli e Ares Tavolazzi”.




giovedì 26 settembre 2019

ČAPEK - Rivista di amenità e vita campestre

ČAPEK n°1
La storia del fumetto, in Italia così come nel resto del mondo, è stata costellata da un gran numero di riviste che, nell'arco di poco più di un secolo, sia a livello critico che di fruizione, sono state lette e studiate da un numero enorme di appassionati e professionisti del settore.
Tra le ultime in ordine di tempo ad essere lanciate sul mercato, spicca ČAPEK - Rivista di amenità e vita campestre, il cui primo numero è uscito nel marzo del 2019 e in cui si possono notare numerosi richiami all'underground e rimandi a pubblicazioni storiche come Frigidaire, Cannibale e Il Male.
Ideato e diretto dall'illustratore, musicista e fumettista Ivan Manuppelli, conosciuto come Hurricane Ivan, con ampi contributi dei collettivi AFA, Autoproduzioni Fichissime Andergraund, e Uomini Nudi che Corrono, e stampato da Marcello Baraghini, patron dell'etichetta Le Strade Bianche di Pitigliano e precedente editore di Stampa Alternativa, ČAPEK è un giornale di 80 pagine in bianco e nero e bicolori rosso e nero stipatissimo di testi e immagini, ricercato e coltissimo.
Ciò si avverte fin dal titolo, che fa riferimento al pittore Josef Čapek, fratello dello scrittore di fantascienza Karel, inventore della parola robot, internato in un campo di concentramento per la sua opposizione alle idee di Hitler.
Anche il prezzo è popolare.
ČAPEK infatti, viene venduto al costo che decide il lettore, che versa una quota a piacere, che va da un euro in su, una volta ricevuta la pubblicazione.
Ivan -Hurricane- Manuppelli
Una delle particolarità di questa testata, che ricorda per veste grafica e contenuti altre riviste come Puck! e CTRL Magazine, è che le varie rubriche, da quella sull'arte a quella delle ricette di cucina, dalla pagina delle barzellette in stile Settimana Enigmistica alla posta dei lettori, presenti come in ogni periodico che si rispetti, sono state rivedute e reinventate con irriverenza, humour dissacrante e graffiante ironia da un folto gruppo di esperti di vari settori.
Si trovano inoltre numerose storie a fumetti, tra cui avventure di personaggi classici come Topolino, Fantastici 4 e Dick Tracy, che, come nella migliore tradizione della controcultura degli anni '60 e '70, hanno molteplici livelli di lettura, vengono rivisitate con stili di scrittura e tratto molto particolari e rompono numerosi tabù raggiungendo il massimo della libertà espressiva sia nei temi trattati che negli stili figurativi.
Gli autori coinvolti in questo progetto sono innumerevoli e, oltre al direttore e ai capiredattori, due rappresentanti delle realtà più interessanti dell’editoria indipendente attuale: il fumettista Tommy Gun Moretti, del collettivo Uomini Nudi che Corrono, tra gli organizzatori del festival di fumetto e illustrazione Ratatà, e il giornalista Nicola Feninno, già direttore di CTRL magazine, i più famosi sono: Sergio Ponchione, Ivan Carozzi, Stefano Zattera, Dust, Valerio Bindi, Marco Corona, Vincenzo Sparagna, Matteo Guarnaccia, Maicol & Mirco, Pasquale Squaz Todisco, Akab, Simone Lucciola, Bicio Fabrizio Fabbri, Michele Mordente, Francesca Ghermandi, Max Capa, Mike Diana.
Sommario del n°1
Questi artisti e intellettuali, che provengono o vengono ispirati dagli ambienti della cultura alternativa, hanno dato vita a un progetto editoriale, montato collettivamente, in un rutilante delirio creativo, in pochi giorni dentro una tenda presso casa Baraghini, che aspira a diventare un contenitore importante per i lavori di personalità figlie di un ambito, quello dell'underground, oggi marginale, rimasto tristemente senza ispiratori forti e senza quasi più un pubblico di riferimento.
Per questo voglio fare un grande applauso a Hurricane Ivan, che ha avuto la capacità di reclutare e dirigere un gruppo che si è occupato di un'idea semplice ma allo stesso tempo meravigliosa e consigliare a tutti quelli che sono alla ricerca di un prodotto originale che faccia riflettere e divertire la lettura di ČAPEK.

sabato 10 novembre 2018

Frigidaire: non si esce vivi dagli anni '80!

Frigidaire
Dopo aver diffusamente parlato della rivista Cannibale, fondata a Roma alla fine degli anni '70, in piena contestazione, da un gruppo di autori che faceva capo al disegnatore e grafico Stefano Tamburini, si ripercorrerà, in questo articolo, la storia di Frigidaire, periodico che ne è l'ideale prosecuzione.
Distribuito da Il Male per due anni, dal 1977 al 1979, in cui ne sono usciti 13 numeri, Cannibale chiude per ingenti perdite economiche dovute all'inesperienza dei suoi creatori, un gruppo di artisti che hanno dato vita a eroi e universi narrativi rimasti nella storia del fumetto ma del tutto inadeguati a gestire una realtà editoriale per quanto piccola.
La chiusura dell'impresa non fu però del tutto negativa.
In seguito a questa esperienza infatti, gli ex componenti della redazione di Cannibale, di cui fanno parte in pianta stabile, oltre a Stefano Tamburini, anche Massimo Mattioli, Filippo Scòzzari, Andrea Pazienza e Gaetano Liberatore, in arte Tanino, lavorano per Il Male dove conoscono il giornalista partenopeo Vincenzo Sparagna, già membro della direzione del settimanale satirico
Vincenzo Sparagna
E con lui, Scòzzari e Tamburini, fondano Frigidaire, un magazine, che mischia satira e sperimentalismo grafico con giornalismo di assalto racconti e reportage e, oltre ad occuparsi di fumetto, tratta di tematiche varie legate ad arte, musica, politica, letteratura e filosofia, all'insegna della più totale libertà espressiva.
Pubblicato dalla Primo Carnera Editore, casa editrice fondata dai tre per lo scopo, debutta nelle edicole italiane nel novembre del 1980.
Nel gruppo che partecipa alla fondazione del giornale, figurano intellettuali come Franz Ecke, Aldo Di Domenico, Silvio Cadelo, José Muñoz e il francese Marc Carò.
Componenti della redazione, diretta da Sparagna, sono gli ex cannibali Tanino Liberatore, Massimo Mattioli e Andrea Pazienza e fra i suoi collaboratori compaiono personalità del calibro di Mario Schifano e Oreste del Buono.
Il primo numero di Frigidaire, composto da 84 pagine con copertina dedicata al gruppo musicale statunitense dei Devo, nell'anno della sua uscita viene presentato alla fiera del fumetto di Lucca dove suscita molte polemiche un gesto provocatorio di Pazienza che, citando un proprio disegno, si alza la manica facendo il gesto dell'iniezione di eroina.
Nei 213 fascicoli usciti dal 1980 al 2008 con periodicità variabile e diverse sospensioni, hanno debuttato personaggi che hanno fatto la storia della nona arte.
I più famosi sono: Ranxerox, robot con sembianze umane disegnato da Liberatore a colori con uno stile iperrealistico, Zanardi, perfido antieroe di Andrea Pazienza, studente pluriripetente protagonista di storie ambientate al liceo scientifico di Bologna, Snake Agent, realizzato da Tamburini deformando le immagini di fumetti anni '30 e stravolgendone completamente i dialoghi ed il senso, Joe Galaxy e Squeak the mouse, creati da Massimo Mattioli e La Dalia Azzurra, una delle opere più note di Scòzzari, adattamento di una sceneggiatura originale di Raymond Chandler.
Tra i tanti autori di talento che hanno trovato spazio sulle pagine della rivista possiamo citare: Silvio Cadelo, Nicola Corona, Lorenzo Mattotti, Charles Burns, Alejandro Jodorowsky, Francesca Ghermandi, Pablo Echaurren, Danilo Maramotti, Giorgio Carpinteri, Massimo Giacon, Daniele Brolli, Igort, Mauro Cicarè e Giuseppe Palumbo, che presenta in questa sede il supereroe masochista Ramarro.
Anche Magnus e Milo Manara fanno una comparsata con le storie Socrate's Countdown, L'ultimo tragico giorno di Gori Bau e Callipigia Sister mentre collaborarono più o meno regolarmente in coppia i celebri José Muñoz e Carlos Sampayo.
"Basta con la Guerra!"
Frigidaire si caratterizza anche per una vena satirica molto accentuata e per una forte critica antimilitarista.
A testimonianza di ciò, nel 1983, con la collaborazione del giornalista lituano Savik Schuster, realizza e diffonde in Afghanistan e nell’est europeo una falsa Stella Rossa, il quotidiano dell'Armata Rossa, con la copertina di Gaetano Liberatore che raffigurava un soldato russo che spezza un kalashnikov.
Sotto il titolo “Basta con la guerra! Tutti a casa!”.
Nonostante abbia avuto una seconda vita essendo stata pubblicata dal 2009 al 2012, prima come inserto del quotidiano Liberazione, poi nuovamente autonomamente in formato tabloid a colori, con redazione nella cosiddetta Repubblica di Frigolandia a Giano dell'Umbria, l'età d'oro di quella che è stata a ragione definita “la più rivoluzionaria rivista d'arte del mondo”, si è compiuta alla fine degli anni '80 con la morte per overdose di due dei suoi esponenti più originali: Stefano Tamburini nel 1986 e Andrea Pazienza nel 1988.

domenica 7 ottobre 2018

Cannibale: la risposta italiana al fumetto underground

Cannibale
La fine degli anni '70 del '900 coincide in Italia con il periodo della contestazione.
Il paese si trova in uno dei momenti più delicati della sua storia e, mentre il terrorismo impazza e i movimenti studenteschi invadono strade e occupano università reclamando spazio e attenzione, in tutti i campi si respira aria di rinnovamento e anche il fumetto non fa eccezione.
E proprio in questo lasso di tempo, in piena protesta, il disegnatore e grafico Stefano Tamburini dà vita a Cannibale, rivista sperimentale di genere umoristico e satirico per adulti, pubblicata a Roma tra il giugno 1977 e il luglio 1979.
Il magazine viene stampato utilizzando la tipografia e i canali del centro di controinformazione capitolino Stampa Alternativa e distribuito nei circuiti alternativi e con vendita militante 'on the road'.
La prima uscita del giornale, datata giugno 1977, presenta una copertina di Massimo Mattioli e dello stesso Tamburini ed è contrassegnata dal numero 3 in omaggio e come ideale prosecuzione della numerazione della pubblicazione dadaista, da cui Cannibale prende anche il nome, diretta da Francis Picabia, di cui nella Parigi del 1920 erano usciti due numeri.
A confermare la forte dose di sperimentazione che caratterizza questa rivista è il suo indice.
Il lettore che avesse preso in mano Cannibale n°3, avrebbe trovato, insieme ai personaggi anarcolisergici di Tamburini, una storia di Marco D’Alessandro con protagonista una bottiglia molotov in fuga nelle strade della capitale in fermento e i cartoon umoristico-demenziali del già affermato e famoso Mattioli.
Andrea Pazienza
Nell'autunno dello stesso anno, con la diffusione del secondo inserto, contrassegnato dai “numeri” 4-5-6-7 e impaginato come un doppio flip book con quattro copertine, entrano a far parte della redazione due autori provenienti da Bologna, altro polo vitale della protesta studentesca, e già noti per le loro opere pubblicate da Milano Libri, Filippo Scozzari e Andrea Pazienza.
Un altro esordio importante è quello che vede l'abruzzese Gaetano Liberatore, in arte Tanino, disegnare per il terzo volume, stampato nell'estate del '78, una cover beffarda e disturbante, in cui Tamburini si cannibalizza, e collaborare con quest'ultimo e Pazienza alle prime avventure del personaggio di Ranxerox, un coatto-robot che due anni dopo, dopo essere rinato sul mensile Frigidaire, avrebbe avuto un successo strepitoso e sarebbe stato pubblicato in gran parte del mondo.
RanXerox
Il fatto che Oreste del Buono, fondatore e anima di Linus e AlterAlter, abbia presentato autori e rivista come novità assolute nello stanco e arretratissimo panorama del fumetto italiano di quell'epoca, non ha impedito a Cannibale, che nel frattempo aveva provato a distaccarsi dal contesto strettamente underground a cui apparteneva, di inanellare sonori flop all'uscita in edicola.
Tuttavia il progetto non fu abbandonato e il sostegno economico del settimanale Il Male, permise al gruppo di artisti romani di programmare e stampare altre cinque uscite del periodico.
Nonostante l'attivismo pressoché eroico di Tamburini e di Scòzzari e le strepitose invenzioni di Mattioli, Pazienza e Liberatore, le perdite furono ingenti e il direttore Vincino, giudicandole eccessive, dopo un anno di stretta collaborazione, nel luglio del 1979, decise di chiudere la rivista.
Scòzzari e Mattioli terminarono la saga con un numero d'addio dedicato a soli autori underground statunitensi.
Il gruppo dei “cannibali” non si spense ma rimase sopito e riacquistò voce più di un anno dopo, con l'uscita del primo fascicolo di Frigidaire, nel novembre del 1980.
Alla luce di quanto scritto possiamo affermare, senza paura di smentite, che sebbene la vita editoriale di questo rotocalco è stata breve, è diventato un oggetto di culto circolando molto più di tante altre testate di quel periodo e diventando così una delle produzioni underground più influenti nella storia del fumetto italiano.

domenica 19 agosto 2018

Off – side: un giornale fuori gioco

Off - Side
Continuando l'excursus sulla storia delle riviste a fumetti italiane una menzione speciale va alla quasi sconosciuta Off-Side, “Giornale «fuorigioco» intraprendente di Comics, Cultura (?) e varia Umanità”, una testata quindicinale dalla brevissima vita editoriale, stampata dall’Editoriale Nova di Roma, a cui in seguito è subentrato l’Editore Il Drago, tra i 1969 e il 1970, che nei contenuti e nell'aspetto ha battuto una via personalissima rispetto alle numerosissime pubblicazioni che affollavano le edicole in quel periodo.
Ne sono usciti diciassette numeri, caratterizzati da dimensioni, foliazione e prezzo, 90 lire, proprie di un quotidiano e da un impianto grafico, il giornale era infatti stampato in una bicromia in cui al nero era affiancato un altro colore acceso e sgargiante, molto d'impatto e per questo in grado di attirare l'attenzione.
Nella prima delle 32 pagine che componevano il magazine, dal taglio ovviamente di sinistra, erano presenti, oltre al titolo a caratteri molto grandi, le anteprime dei contenuti del numero.
Per quanto riguarda gli argomenti, pur non discostandosi da quelli presenti su Linus e altri periodici simili, erano trattati con modi informali e divertenti per i lettori che non solo erano fruitori del rotocalco, ma partecipavano attivamente a definirne il sommario mandando lettere e disegni e proponendo in prima persona storie, racconti e fumetti.
Le rubriche presenti trattavano di cinema, televisione e letteratura, di musica, di cui si occupava il noto discografico Carlo Basile e di sport, con articoli che portavano la firma del giornalista Sandro Ciotti.
Su Off-Side era presente anche “L'angolo del collezionista”, uno spazio dove il critico Franco De Giacomo raccontava momenti della storia della nona arte prendendo come spunto la descrizione di albi che si potevano reperire sulle bancarelle e nei negozi antiquari.
Sempre sull'esempio di Linus e delle altre riviste dell'epoca, la maggior parte delle pagine di Off-Side erano occupate da strisce umoristiche sia di provenienza americana o britannica che disegnate da italiani.
Con Marcello Toninelli
Lucca Comics & Games 2017
Tra le prime si ricordano “L’arca di Olaf I°” di Addison, nom de plume di Mort Walker, “Hi & Lois” sempre di Walker e “Dik Browne”, e “Bristow” di Frank Dickens.
Tra le seconde non si può non menzionare “Ringo il vichingo” di Hercules e Mark, pseudonimi dietro cui si celavano i disegnatori Ercole Arseni e Marco Rota, “Girighiz” di Enzo Lunari e “Ancillotto” di Enzo Jannuzzi.
Una curiosità da mettere in evidenza è che tra gli autori che sono stati lanciati da questa pubblicazione, figura un ancora diciottenne Marcello Toninelli con la sua celebre parodia della Divina Commedia che, nonostante sia apparsa in soli tre numeri, è sopravvissuta di gran lunga alla testata.
Vignetta del romanzo grafico
"L'astronave pirata"
Anche due dei più grandi nomi del panorama fumettistico del bel paese, Guido Crepax e Franco Bonvicini in arte Bonvì, hanno contribuito alla riuscita della rivista con opere interessanti e innovative, il primo riproponendo con tavole più grandi e in bicromia “L'astronave pirata”, romanzo grafico, che mischia stereotipi della fantascienza con suggestioni piratesche e barocche, uscito per Rizzoli nel 1968, mentre il secondo, che all'epoca non aveva ancora raggiunto la fama planetaria che l'ha contraddistinto nel corso della sua carriera, pubblicando sul giornale diverse strip e storie brevi, allucinate, demenziali e ciniche, ristampate molto di rado negli anni seguenti e ormai davvero introvabili.
Per mancanza di fondi, dopo due anni di stenti, nel 1970 Off-Side chiuse i battenti lasciando dietro di se il ricordo di un progetto affascinante e brillante, con alcune tavole davvero meravigliose e dal design veramente molto particolare e innovativo.