Sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Luigi Piccatto
Colori: Fabio Piccatto
Copertina: Alessandro Piccinelli
Editore: Sergio Bonelli Editore
Data di uscita: Ottobre 2016
N° Pagine: 98
Prezzo: € 3,20
Disegni: Luigi Piccatto
Colori: Fabio Piccatto
Copertina: Alessandro Piccinelli
Editore: Sergio Bonelli Editore
Data di uscita: Ottobre 2016
N° Pagine: 98
Prezzo: € 3,20
Nel mese di ottobre del 1986, ha fatto il suo esordio nelle edicole italiane Dylan Dog, popolare serie a fumetti creata da Tiziano Sclavi per Sergio Bonelli Editore.
A trent'anni di distanza da questo evento, si è voluto rendere omaggio all'intellettuale di Broni e all'Old Boy oltre che sulla collana principale a lui dedicata, anche su un altro famoso serial di Bonelli, Zagor.
È noto infatti che Sclavi, prima di creare Dylan Dog, è stato uno degli sceneggiatori di punta dell'eroe creato da Guido Nolitta, pseudonimo dietro il quale si celava Sergio Bonelli, e da Gallieno Ferri per il quale ha scritto numerose indimenticabili storie, complesse e ricche di pathos, come, solo per citarne alcune: “Il tesoro maledetto”, “Lupo Solitario”, “Il signore nero”, “Devil Mask” e “Incubi”.
Per ironia della sorte poi, l'uscita di Zagor 666, la cifra della bestia del biblico libro di San Giovanni ma anche quella presente sulla targa del maggiolino di Dylan, è coincisa proprio con i festeggiamenti per il trentennale della realizzazione del primo tomo della testata che ha per protagonista l'indagatore dell'incubo.
Quale occasione migliore quindi per celebrare Tiziano Sclavi con un albo a colori dello spirito con la scure dal titolo “Zenith 666”, che combina i due universi di cui, per vari anni, lo scrittore pavese ha tessuto le fila?
L'arduo compito è toccato alla coppia formata da Luigi Mignacco, che ha prestato la sua penna sia al mondo dell'inquilino di Craven Road che a quello del re di Darkwood, e Luigi Piccatto, disegnatore dylandoghiano di lungo corso.
I due hanno dato vita ad un numero avvincente e dalle atmosfere cupe e misteriose, in cui per forza di cose a causa delle poche pagine a disposizione qualche forzatura è stata inevitabile, nel quale interagiscono tra loro molti dei personaggi creati da Sclavi per il cosmo zagoriano, interpreti però di situazioni che strizzano l'occhio all'universo dell'indagatore dell'incubo, del quale è presente anche un cameo.
Sul fronte dei disegni è riconoscibile lo stile densamente particolareggiato dell'autore astigiano.
Belle sia le tavole di azione, sempre ben studiate, che quelle più calme dove il segno elegante trasmette egregiamente le emozioni.
Il tutto è esaltato da una colorazione semplice ma mai banale realizzata da Fabio Piccatto.
Il fatto poi che il tratto sia molto diverso da quello degli artisti che solitamente si ammirano su Zagor, non sminuisce la bellezza di un albo che può essere considerato un ponte tra la tradizione, dettata da cinquantacinque anni di avventure, e quella modernità che sarebbe auspicabile per far conoscere e apprezzare il personaggio alle nuove generazioni.
Altro segnale di cambiamento è inoltre a bellissima ed evocativa cover di Alessandro Piccinelli, chiamato a sostituire il maestro ligure Gallieno Ferri nel ruolo di copertinista.
Alla luce di quanto scritto possiamo quindi affermare, senza paura di smentite, che queste numerose circostanze rendono lo “Zenith 666” un volumetto unico nel suo genere assolutamente meritevole di essere letto.
A trent'anni di distanza da questo evento, si è voluto rendere omaggio all'intellettuale di Broni e all'Old Boy oltre che sulla collana principale a lui dedicata, anche su un altro famoso serial di Bonelli, Zagor.
È noto infatti che Sclavi, prima di creare Dylan Dog, è stato uno degli sceneggiatori di punta dell'eroe creato da Guido Nolitta, pseudonimo dietro il quale si celava Sergio Bonelli, e da Gallieno Ferri per il quale ha scritto numerose indimenticabili storie, complesse e ricche di pathos, come, solo per citarne alcune: “Il tesoro maledetto”, “Lupo Solitario”, “Il signore nero”, “Devil Mask” e “Incubi”.
Per ironia della sorte poi, l'uscita di Zagor 666, la cifra della bestia del biblico libro di San Giovanni ma anche quella presente sulla targa del maggiolino di Dylan, è coincisa proprio con i festeggiamenti per il trentennale della realizzazione del primo tomo della testata che ha per protagonista l'indagatore dell'incubo.
Quale occasione migliore quindi per celebrare Tiziano Sclavi con un albo a colori dello spirito con la scure dal titolo “Zenith 666”, che combina i due universi di cui, per vari anni, lo scrittore pavese ha tessuto le fila?
L'arduo compito è toccato alla coppia formata da Luigi Mignacco, che ha prestato la sua penna sia al mondo dell'inquilino di Craven Road che a quello del re di Darkwood, e Luigi Piccatto, disegnatore dylandoghiano di lungo corso.
I due hanno dato vita ad un numero avvincente e dalle atmosfere cupe e misteriose, in cui per forza di cose a causa delle poche pagine a disposizione qualche forzatura è stata inevitabile, nel quale interagiscono tra loro molti dei personaggi creati da Sclavi per il cosmo zagoriano, interpreti però di situazioni che strizzano l'occhio all'universo dell'indagatore dell'incubo, del quale è presente anche un cameo.
Sul fronte dei disegni è riconoscibile lo stile densamente particolareggiato dell'autore astigiano.
Belle sia le tavole di azione, sempre ben studiate, che quelle più calme dove il segno elegante trasmette egregiamente le emozioni.
Il tutto è esaltato da una colorazione semplice ma mai banale realizzata da Fabio Piccatto.
Il fatto poi che il tratto sia molto diverso da quello degli artisti che solitamente si ammirano su Zagor, non sminuisce la bellezza di un albo che può essere considerato un ponte tra la tradizione, dettata da cinquantacinque anni di avventure, e quella modernità che sarebbe auspicabile per far conoscere e apprezzare il personaggio alle nuove generazioni.
Altro segnale di cambiamento è inoltre a bellissima ed evocativa cover di Alessandro Piccinelli, chiamato a sostituire il maestro ligure Gallieno Ferri nel ruolo di copertinista.
Alla luce di quanto scritto possiamo quindi affermare, senza paura di smentite, che queste numerose circostanze rendono lo “Zenith 666” un volumetto unico nel suo genere assolutamente meritevole di essere letto.