martedì 1 maggio 2012

Ricordi che affiorano dalle trincee

Le trincee nella Grande Guerra erano un posto dove vivevano ammassati migliaia di soldati.
Erano scavate nella terra, nella viva roccia o erano costituite da muretti di pietre che delimitavano i terreni, poi rinforzati con sacchi di terra.
Il militare che svolgeva il turno nella trincea di prima linea, era esposto al fuoco del nemico e alle intemperie.
I ricoveri per riposarsi erano situati nella trincea di seconda linea, posta un centinaio di metri indietro rispetto alla prima linea.
Le trincea di prima linea quando pioveva diventava un pantano ed i militari rimanevano giorni con i piedi nel fango, senza potersi né lavare né cambiare.
Si viveva in condizioni igieniche precarie, con i topi che regnavano sovrani, con la puzza degli escrementi che venivano buttati fuori dalla trincea, non c’erano le latrine, ed il tanfo dei corpi in decomposizione dei caduti rimasti nella terra di nessuno che non si potevano recuperare.
Eppure nei momenti di relativa tranquillità i soldati riuscivano ad incidere il proprio nome nel cemento e nella roccia per lasciare un segno lì dove erano stati a soffrire.
Questi segni dopo più di novanta anni si possono ancora leggere.

Lino Ravani
 
Trincea del Monte Sei Busi a Redipuglia (Gorizia)

Fregio inciso nella medesima trincea
Fregio inciso nella Trincea Adamo posta sulle alture di Monfalcone (Gorizia)
Fregio inciso nella Trincea Cuzzi sulle alture di Monfalcone (Gorizia)
Fregio inciso su di un muretto ricovero alle falde del Monte Cukla sotto al Monte Rombon a Bovec in Slovenia
 

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