L'elefante rosa |
Ultimamente, complice l'aver curato "Capacità Nascoste", raccolta di racconti riconducibili al genere thriller con l’essere diversamente abile come protagnista, ho rinnovato con l'elefante rosa, che, quando esagero con il martini, mi appare spesso su una spalla e con cui affronto discussioni impegnate, una conversazionne sul concetto e sul valore della diversità.
Per sviscerare questo concetto è partito da un articolo di Federica Morrone, giornalista, autrice di romanzi e insegnante di yoga romana.
Per sviscerare questo concetto è partito da un articolo di Federica Morrone, giornalista, autrice di romanzi e insegnante di yoga romana.
All’apparenza sembrano parole accettate e condivise da gran parte delle persone, ma, ahimè, nella realtà i fatti dimostrano il contrario.
La diversità è uno dei valori fondamentali del nostro secolo.
La diversità è colore, cultura, ricchezza, scambio, crescita, necessità, fa parte della storia di ogni uomo.
Spesso, però, la diversità appare come un pericolo, una minaccia, una barriera che si oppone tra i simili e “gli altri”.
È di certo molto più “riposante” avere a che fare con ciò che già conosciamo, con persone nelle quali ci riconosciamo in situazioni già collaudate.
Sono “diversi” e quindi esclusi ed emarginati dalla società gli immigrati, gli omosessuali, i matti, i portatori di handicap, i perdenti in genere, e addirittura siamo arrivati al paradosso che si considera diverso in quanto “sfigato” chi non imbroglia, chi non si sballa, chi non veste alla moda, chi non entra nella taglia 40, chi non frequenta il giro giusto.
Trovo a dir poco agghiacciante che su Facebook esista un gruppo che si chiama “Più rum meno rom” che conta più di 2700 iscritti.
Penso che non ci sia cosa più stupida di generalizzare e niente di più pericoloso di vivere nel pregiudizio, perchè poi si trasforma in rabbia e la rabbia degenera in odio.
Forse bisognerebbe cominciare a distinguere i “cattivi” non in base al colore della pelle, alla religione, al paese d’origine, alle tendenze sessuali, ma in base ai comportamenti.
Andrebbe additato chi non rispetta le regole, chi soggiace alle leggi del branco, chi è disonesto, prevaricatore, chi non cambia opinione, chi si accontenta di essere uno dei tanti, sordo e cieco, mentre la vita scorre e tutto inevitabilmente cambia …
Gestire la diversità richiede impegno, coraggio, pazienza, ma regala la gioia della scoperta, l’avventura del viaggio, il rischio del confronto e l’audacia del mettersi in discussione.
Io credo che il primo passo da fare sia quello di cominciare a considerare la diversità non come un elemento da tollerare, ma come un bene da tutelare.
Voi che ne pensate?
Voi che ne pensate?
Federica Morrone
C'era già stato un precedente:
RispondiEliminahttp://ilrompicoglioni.blogspot.it/2011/05/dialoghi-con-lelefante-rosa.html