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lunedì 17 settembre 2012

Chiamatemi Ismaele!

Omaggio all’ infelicità e all'irrequietezza attraverso uno degli incipit più sfolgoranti della letteratura mondiale di tutti i tempi, nella splendida traduzione di Cesare Pavese.


"Chiamatemi Ismaele. 
Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che mi interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. 
È un modo che io ho di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione.
Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.
Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola.
Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare.
Non c’è nulla di sorprendente in questo.
Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano".

H. Melville, Moby Dick o la Balena, traduzione di Cesare Pavese.

Se volete ascoltare il brano originale letto dalla viva voce di Orson Welles:
http://www.youtube.com/watch?v=WnofetDttSw

giovedì 23 agosto 2012

Il cielo è di tutti

Roberto "Bobo" Rondelli
Uno dei brani proposti da Bobo Rondelli durante il concerto che ha tenuto il 22 agosto nell'ambito del Festival La Versiliana, è "Il cielo è di tutti", canzone inclusa nel suo disco del 2009 intitolato “Per amor del ‎cielo” in cui ha messo in musica la filastrocca di Gianni Rodari dall'omonimo titolo.
Questo pezzo del cantautore labronico così come l'efficace composizione del poeta di Omegna mette in risalto, poichè la natura stessa è a disposizione di tutti, l'assurdità delle guerre e di come gli esseri umani, purtroppo, preferiscano possedere piuttosto che condividere.
Qui di seguito per chi fosse interessato a leggerla, la poesia di Rodari:


 Il cielo è di tutti
Gianni Rodari

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.


Per chi invece volesse ascoltare la canzone di Rondelli:
http://www.youtube.com/watch?v=eAtncWq7fK4&feature=related

mercoledì 18 luglio 2012

"I racconti della metro", un'antologia di racconti brevi

Dopo "Capacità Nascoste" il progetto letterario a cui mi dedicherò nel corso del freddo inverno sarà "I racconti della metro", un'antologia di racconti brevi il cui tema sarà legato ai mezzi di trasporto.

I componimenti, lunghi non più di 5/6 mila battute, saranno ambientati su metropolitane, treni o autobus dove si possono narrare storie che abbracciano mille generi lasciandoi piena libertà agli autori di spaziare anche nell'universo di un intero secolo e in ambiti geografici infiniti.

Le metro, così come le stazioni ferroviarie e le fermate degli autobus possono caratterizare iinfatti sia il presente che il passato prossimo o il futuro remoto.

Ogni città importante o piccolo centro ne ha.
Ci puoi raccontare amore e morte, fughe, partenze, arrivi... saranno poi i singoli scrittori a muoversi in mezzo a parametri che non devono diventare paletti invalicabili.
Il bello delle 5/6 mila battute (o anche meno) è la rapidità di esecuzione di una buona idea.

sabato 23 giugno 2012

Elogio della brevità: idea per un'antologia di racconti!

Raccolgo il suggerimento dello sceneggiatore ed editor di Zagor Moreno Burattini che in un suo post dice: " ...nel gennaio 2012, nella collana Libellule di Mondadori è apparsa la raccolta "Il diavolo, certamente".
Questa antologia contiene trentatré storie di Andrea Camilleri brevissime (quattro-cinque pagine appena, ciascuna), efficaci e fulminanti.
Potrebbe essere una sfida divertentissima quella di invitare un gruppo di scrittori esordienti e non a licenziare racconti della stessa brevità, in grado di essere letti tra una fermata e l'altra della metropolitana, e farne una collana di libretti del genere (magari ciascuno con un tema diverso).
Se fossi il responsabile di una Casa editrice che pubblica libri, ci farei un pensierino...".

La cosa andrebbe definita meglio nei suoi punti fondamentali (tematiche, brevità dei racconti ecc.).
Qui comincio col chiedere se qualcuno avesse voglia di seguire con me questo progetto.
Chiunque fosse interessato mi contatti.

E.

mercoledì 25 maggio 2011

Della Tirannide

Vittorio Alfieri
In questa nota vorrei proporre un brano estratto dall'opera politica in due libri "Della Tirannide" scritta nel 1777 da Vittorio Alfieri.
Secondo voi Alfieri ha fatto un viaggio nel tempo ed è arrivato nell'Italia dei giorni nostri o è un parante alla lontana di Nostradamus?
Naturalmente ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.

« "... indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d'impunità.
E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo". »


(tratto da Della Tirranide)