venerdì 27 maggio 2011

I capolavori dell'animazione [1]

In questi giorni spolverando gli scaffali che contengono la mia collezione di oltre 3000 DVD mi sono imbattuto in alacuni film di animazione che via via vi proporrò.
Questo per sfatare un mito che si è creato nei paesi occidentali dove si ritiene che i cartoni animati siano un prodotto destinato ad un pubblico che abbraccia una fascia d'età che va dai 6 ai 15 anni.
 
Tokyo Godfathers


Prodotto dallo studio Mad House, "Tokyo Godfathers" è un lungometraggio di animazione, uscito originariamente nel 2003, opera  del regista giapponese Satoshi Kon, braccio destrro di Katsuhiro Otomo e famoso per la regia di serie animate come "Millenium Actress" e "Perfect Blue".


Il film, che trae libera ispirazione da "In nome di Dio, Three godfathers", girato da John Ford nel 1948, è ambientato nel giorno della vigilia di natale e ha come protagonisti tre senzatetto: Gin, un ex ciclista alcolizzato, Hana, un ex travestito e Miyuki, una ragazza scappata di casa.

Mentre i tre rovistano tra mucchi di spazzatura per cercare i loro regali di Natale, sentono il pianto soffocato di una neonata proveniente da un cumulo di immondizia.


Gin propone subito di correre alla polizia e consegnare la bimba abbandonata, ma Hana, che ha sempre sognato di essere madre, decide di tenerla e di chiamarla Kiyoko.


Aiutati da un biglietto da visita e da qualche fotografia, i tre vanno alla ricerca della casa della bambina.

Il viaggio in una metropoli innevata e ostile farà uscire allo scoperto paure, speranze ed emozioni e metterà alla prova il senso di responsabilità di ognuno dei componenti della strana famiglia.

Questa pellicola, intelligente, complessa e ricca di risvolti rivela fin dall’inizio le sue indiscutibili potenzialità artistiche.

Vengono affrontate tematiche di cocente attualità come: l’omosessualità, l’AIDS e la solitudine.

Dal punto di vista tecnico poi, l’opera di Kon si distingue per un’ottima animazione vecchio stampo, dove non prevalgono le ricostruzioni digitali e in cui personaggi e scenari sono per lo più disegnati a mano e non animati al computer.

Un cenno merita il finale, alquanto bizzarro, con i grattacieli di Tokyo che danzano al ritmo dell’inno alla gioia di Beethoven in versione techno.

Malgrado il film non rinunci a comunicare buoni sentimenti, pillole di saggezza e termini con un happy ending, colpisce l’estraneità a certi cliché di marca disneyana.

Per questo motivo "Tokyo Godfahers" è gradevole anche per un pubblico adulto ed è perfetto per gli amanti dell’animazione in cerca di contenuti più profondi e credibili.

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