In questo nuovo corso di note voglio affrontare brevemente l'analisi di alcuni lungometraggi.
Non i film che critica e studiosi ritengono i migliori ma quelli che, nel corso di lunghe serate sul divano davanti al televisore, mi hanno fatto provare sensazioni forti come pianto e riso, riflettere sulla condizione umana, su alcuni episodi della storia sia recente che passata o semplicemente passare in modo piacevole alcune ore.
Non i film che critica e studiosi ritengono i migliori ma quelli che, nel corso di lunghe serate sul divano davanti al televisore, mi hanno fatto provare sensazioni forti come pianto e riso, riflettere sulla condizione umana, su alcuni episodi della storia sia recente che passata o semplicemente passare in modo piacevole alcune ore.
Comincerò parlando di un'opera degli anni '30 di uno dei più grandi registi di lingua tedesca di tutti i tempi nonchè uno dei miei film prferiti in assoluto.
Questo lungometraggio è considerato capostipite di un genere che negli anni successivi e sopratutto ai giorni nostri ha preso molto piede: il film sui serial-killer.
M il mostro di Dusseldorf
Locandina del film |
Nel 1931 Fritz Lang gira un lungometraggio che è unanimamente considerato uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco, M il mostro di Dusseldorf.
Nonostante sia la pellicola con cui Lang inizia a esplorare le possibilità artistiche del cinema sonoro, nel film si avverte ancora un forte richiamo alle tecniche espressive del cinema muto.
Queste però sono fuse, con stupefacente modernità e sapiente maestria dal regista austriaco, con effeti di suono e parlato che si prestano moltissimo a commentare e ad accompagnare la vicenda.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, M il mostro di Dusseldorf, può essere considerato un precursore di quello che è divenuto con il passare degli anni un vero e proprio genere di culto, il film sui serial-killer.
Questa brevemente la trama: uno psicopatico che uccide bambini terrorizza la città tedesca di Dusseldorf.
La polizia brancola nel buio e allo stesso tempo investigando, crea problemi alla criminalità organizzata che decide, pur di togliersi le forze dell’ordine dai piedi, di dare la caccia all’assassino.
M, abbreviazione del termine tedesco Mörder, cioè assassino, rappresenta il film che per primo tocca il tema scottante dell’omicida che si può trovare in ognuno di noi.
Con questa pellicola, sceneggiato con la moglie Thea von Harbou, Lang affronta, oltre al tema del serial killer, una tematica che gli è cara, ovvero l’opposizione tra giustizia ufficiale e giustizia privata.
Dal punto di vista della regia, in cui Lang mostra come si possa utilizzare in modo magistrale la macchina da presa nei piani sequenza e in soggettiva, M il mostro di Dusseldorf è un capolavoro dove tutto concorre con un’intensa progressione drammatica, verso un vibrante, quasi insostenibile finale.
Franz Becker, questo il nome del mostro, interpretato dall’allora ventisettenne Peter Lorre, pseudonimo dell’attore ungherese László Löwenstein, è inquietante nel suo vagare per le strade alla perenne ricerca di nuove vittime da adescare ed è sempre preceduto da una nenia macabra da egli stesso fischiata.
La sperimentazione col sonoro che allora, parliamo degli anni ‘30, era una novità è in questo film già arditissima.
Insomma M il mostro di Dusseldorf è un titolo che non può mancare nella videotecea di ogni cinefilo.
Nonostante sia la pellicola con cui Lang inizia a esplorare le possibilità artistiche del cinema sonoro, nel film si avverte ancora un forte richiamo alle tecniche espressive del cinema muto.
Queste però sono fuse, con stupefacente modernità e sapiente maestria dal regista austriaco, con effeti di suono e parlato che si prestano moltissimo a commentare e ad accompagnare la vicenda.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, M il mostro di Dusseldorf, può essere considerato un precursore di quello che è divenuto con il passare degli anni un vero e proprio genere di culto, il film sui serial-killer.
Questa brevemente la trama: uno psicopatico che uccide bambini terrorizza la città tedesca di Dusseldorf.
La polizia brancola nel buio e allo stesso tempo investigando, crea problemi alla criminalità organizzata che decide, pur di togliersi le forze dell’ordine dai piedi, di dare la caccia all’assassino.
M, abbreviazione del termine tedesco Mörder, cioè assassino, rappresenta il film che per primo tocca il tema scottante dell’omicida che si può trovare in ognuno di noi.
Con questa pellicola, sceneggiato con la moglie Thea von Harbou, Lang affronta, oltre al tema del serial killer, una tematica che gli è cara, ovvero l’opposizione tra giustizia ufficiale e giustizia privata.
Dal punto di vista della regia, in cui Lang mostra come si possa utilizzare in modo magistrale la macchina da presa nei piani sequenza e in soggettiva, M il mostro di Dusseldorf è un capolavoro dove tutto concorre con un’intensa progressione drammatica, verso un vibrante, quasi insostenibile finale.
Franz Becker, questo il nome del mostro, interpretato dall’allora ventisettenne Peter Lorre, pseudonimo dell’attore ungherese László Löwenstein, è inquietante nel suo vagare per le strade alla perenne ricerca di nuove vittime da adescare ed è sempre preceduto da una nenia macabra da egli stesso fischiata.
La sperimentazione col sonoro che allora, parliamo degli anni ‘30, era una novità è in questo film già arditissima.
Insomma M il mostro di Dusseldorf è un titolo che non può mancare nella videotecea di ogni cinefilo.
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